Trapianto di staminali più compatibili
Chi soffre di leucemie ha spesso bisogno del trapianto di cellule staminali del midollo, ma in molti casi il donatore è compatibile al 50 per cento. Uno studio dell' Istituto dei tumori di Milano dimostra ora che l' infusione di cellule linfatiche dopo il trapianto migliora il risultato.
Cellule staminali nascoste nel pancreas
Smascherare le cellule staminali mimetizzate nel pancreas non è impresa facile. Invece il premio Nobel per la Medicina 2007, Mario Capecchi, e Eugenio Sangiorgi, ricercatore dell' università Cattolica di Roma, hanno trovato il modo. Grazie ad una tecnica di marcatura del Dna da loro creata hanno scoperto che particolari cellule contenute nel pancreas, dette «acinari», sono in realtà staminali. Producono anche enzimi digestivi.
Le staminali della fertilità
Nelle ovaie di femmine di topo è stata scoperta una sorgente «infinita» per la fertilità femminile: cellule staminali germinali, cioè riproduttive, che possono continuare a produrre anche nell' animale adulto nuove cellule uovo (ovociti) e che, quindi, sono potenzialmente un antidoto a sterilità e menopausa. La scoperta fatta dall' università «Jiao Tong» di Shanghai sovverte le conoscenze sulla riproduzione femminile e potrebbe aprire nuove prospettive nella cura della sterilità e rivoluzionare la vita riproduttiva di una donna che, anche dopo la menopausa, potrebbe dare alla luce un figlio. Secondo quanto scrive la rivista Nature Cell Biology, le staminali isolate dalle ovaie sono state impiantate in ovaie sterilizzate che sono tornate fertili.
È provato: le cellule cardiache si rigenerano
Una volta si diceva il cuore non si rigenera, poi si è scoperto che possiede cellule staminali capaci di ricreare cardiomiociti (così si chiamano le cellule cardiache). Le ha «snidate» un ricercatore italiano, Piero Anversa. Ora Jonas Frisén dell' Istituto Karolinska di Stoccolma ha scoperto che anche le cellule del muscolo cardiaco vanno incontro ad un ricambio, come quelle della pelle, pur con estrema lentezza. La scoperta, appena pubblicata sulla rivista Science, è frutto di un lavoro sofisticato, partito dal dato storico che nel 1963 vennero bloccati gli esperimenti nucleari che avevano accompagnato la guerra fredda nel dopoguerra. In chi è nato prima del 1955 nel Dna delle cellule del cuore è presente una certa quota indelebile di carbonio 14 radioattivo. Ma Frisén ha trovato in una percentuale di cellule cardiache livelli dell' isotopo più alti di quelli presenti nell' ambiente all' epoca della nascita di queste persone. Prova inconfutabile che c' è stato un ricambio. Calcolato all' età di 25 anni nell' ordine dell' 1 per cento in un anno. F. P.
«Coltivate» le cellule dell' udito
Una nuova speranza per la cura della sordità: ricercatori dell' Università di Sheffield, in Inghilterra, utilizzando cellule staminali della coclea di origine fetale, sono riusciti attraverso complessi passaggi in laboratorio a trasformarle nelle cellule ciliate, fondamentali per la funzione uditiva. È la prima volta che si riesce ad ottenere queste cellule nell' uomo; i successi precedenti erano stati con quelle di origine murina. Forse si è aperta una nuova strada per la cura della sordità.
«Ora si può rifare il seno con le cellule staminali»
Londra e la nuova frontiera della chirurgia estetica Il chirurgo del Princess Grace Hospital: così si evita il rischio dovuto all' utilizzo di protesi estranee al corpo. La tecnica Le staminali vengono ricavate dai tessuti adiposi in eccesso rimossi dalla pancia o dalle gambe della paziente. Test con successo nelle donne operate di tumore.
Una speranza di recupero dopo l' infarto
La possibilità che le onde d' urto diventino la nuova medicina per il cuore è un tema di studio anche in Italia. «Prima di passare alla sperimentazione sul cuore - spiega Stefania Montagnani, professore di anatomia umana all' Università Federico II di Napoli - cerchiamo di capire perché le onde d' urto fanno bene al cuore. Sottoponendo cellule staminali di cuori espiantati ad onde d'urto a bassa intensità, abbiamo riscontrato che le cellule danno origine a vasi sanguigni e a tessuto miocardico. L' idea è che in futuro si possa prendere un piccolo pezzetto di tessuto cardiaco per ricavare cellule del paziente e farle crescere per poi ritrapiantarle nella zona infartuata, oltre a trattare direttamente il cuore in modo da attivare le cellule in sede».
«L' Italia entro 3 anni produrrà sangue da staminali adulte»
Fazio: "utilizzati i cordoni ombelicali pronto un provvedimento per finanziare banche per la conservazione dei cordoni in ogni regione".
«Sangue sicuro dalle staminali degli embrioni»
Studio britannico: pronto nel 2012 Le staminali, quando diventano globuli rossi, perdono il nucleo e così non dovrebbero dare origine a tumori. Il progetto è stato studiato e promosso dall' Edinburgh University, con il sostegno del National Health Service e del Wellcome Trust
Era nato per curare il fratellino: lo guarisce
Missione compiuta, anche se lui non ne serberà il ricordo: Javier, cinque mesi appena compiuti, ha salvato il fratello maggiore Andrès, 7 anni (foto) l' altro ieri. Il fratello minore, nato il 12 ottobre scorso, era stato concepito e geneticamente selezionato perché le cellule staminali adulte del sangue estratte dal suo cordone ombelicale potessero essere trasferite al maggiore, colpito da Beta-Talassemia grave. L' intervento è stato realizzato il 23 gennaio scorso e ora i medici dell' ospedale di Siviglia, Virgen del Rocio, ne hanno annunciato l'esito favorevole. Andrès, che da grande vorrebbe fare l' ematologo, sarà tenuto ancora sotto stretto controllo e sotto terapia antivirale e antirigetto per almeno sei mesi, ma Javier entra già nella storia come il primo bimbo geneticamente selezionato in Spagna per soccorrere il fratello primogenito.
Ricavate staminali dalla pelle
È possibile estrarre cellule staminali dalla pelle ed evitare l' intervento e la manipolazione sull' embrione. I risultati della ricerca congiunta effettuata da due equipe, una britannica e una canadese, sono stati pubblicati dalla rivista Nature e aprono nuove prospettive alle discussioni sulla bio-etica. Lo scienziato Keisuke Kaji di Edimburgo (la stessa Università dove si clonò la pecora Dolly) e il collega Andras Nagy di Toronto hanno messo a punto un metodo alternativo che consente di creare le staminali senza il ricorso alle cellule embrionali. In pratica, intervenendo sulla cute con la tecnica della elettroporazione, hanno isolato un segmento di Dna, il cosiddetto «gene che salta» (il transposone) capace di muoversi nel codice genetico, e lo hanno rimesso in circolazione per riprogrammare le cellule. Il passo in avanti - essendo già da tempo nota la possibilità di ottenere staminali dalla pelle di un essere adulto - è il «veicolo» del loro utilizzo. Fino ad oggi era un virus, che determinava però il pericolo di un rigetto o di una formazione tumorale. Ora, secondo le due equipe, il trapianto di transposone, ovvero il «gene saltatore», può avvenire in maniera sicura. E non solo: una volta che il gene ha compiuto la «sua missione» la scienza è in grado di recuperarlo lasciando la cellula intatta e in «salute». Che cosa significa tutto ciò? Secondo Andras Nagy, uno dei ricercatori, la «speranza è le staminali così formate diventino la base per il trattamento di molte malattie. Abbiamo scoperto un metodo altamente efficiente e sicuro per creare nuove cellule dal corpo umano eliminando la necessità di avere l' embrione come unica fonte». Si chiuderanno così le battaglie sulla bioetica? È presto per dirlo, ma forse le premesse non sono da sottovalutare. Fabio Cavalera
Una riserva per le cellule nervose
All' Università di Bonn partendo da cellule staminali, sono state creati in provetta dei precursori di cellule nervose capaci di riprodursi e, dopo l' aggiunta di biomolecole, di evolvere in cellule nervose. Queste, trapiantate nel cervello di topi, hanno funzionato. Si sarebbe creata così la strada per una riserva inesauribile di cellule riparatrici.
Trachea creata con le staminali Ecco il trapianto senza rigetto
Il primo trapianto al mondo di una trachea «rigenerata» da cellule staminali del ricevente e quindi a zero rischi di rigetto ha rischiato di saltare a causa della compagnia aerea low cost EasyJet che si è rifiutata di trasportare le cellule staminali madre da Bristol (Gran Bretagna) a Barcellona (Spagna). Così racconta la Bbc. «Materiale biologico? Pericoloso». La sicurezza innanzitutto. I ricercatori inglesi hanno pensato allora di portarle in auto a Barcellona: «Troppo tempo». Oltre le 16 ore sarebbero andate in fumo le cellule, il trapianto e anni di lavoro. E allora Martin Birchall, il capo équipe, ha tagliato corto: ha pagato un jet privato di tasca sua. Quattordici mila sterline (quasi 16.700 euro). Poi rimborsate dall' ospedale di Bristol. E se Birchall fosse stato al verde come spesso accade ai ricercatori? Tutto in fumo, perché sarebbe scattata la burocrazia per il finanziamento... Altro che 16 ore. Comincia così la storia del primo trapianto biotech al mondo, effettuato a Barcellona. Una trentenne colombiana l' operata. Ma il successo è italiano. Il chirurgo, Paolo Macchiarini - laurea a Pisa, dal ' 91 in Spagna -, è un «cervello» in fuga. L' idea è padovana. Claudia Castillo, colombiana, 30 anni, madre di due bambini, da giugno ha una trachea nuova. La sua era stata «bucata» dalla tubercolosi. Avrebbe dovuto perdere un polmone, il sinistro, per sopravvivere. Invece gli italiani l' hanno salvata. L' équipe di Macchiarini, che dirige la Chirurgia toracica della Clinica di Barcellona, ha finalizzato il lavoro dei laboratori del Politecnico di Milano e delle università di Bristol e Padova. I bio-ingegneri dei tessuti, usando le cellule staminali del midollo osseo e quelle epiteliali della ricevente, hanno «fabbricato» per lei una trachea «su misura». Ne è stata presa una da una donatrice cadavere, è stata ripulita da tutte le sue cellule, poi sulla «matrice porosa» così ottenuta sono state «spalmate» le cellule di Claudia. Il mix biotech, oltre a essere trachea funzionante, ha «mascherato» l' unica parte estranea alla donna: quella matrice di trachea del donatore che così non innesca reazioni di rigetto. Niente rigetto, niente farmaci immunosoppressori. E così è stato. L' intervento a giugno, oggi la consacrazione sulla rivista scientifica The Lancet. Pubblicazione a successo garantito. E in lista d' attesa ci sono già due nuove pazienti: un' americana e una tedesca. Dietro alla tecnica innovativa, il lavoro di Pier Paolo Parnigotto e Maria Teresa Conconi, dell' università di Padova: 15 anni di test sui maiali per dimostrare che si può «rigenerare» un organo, la trachea, partendo da un altro privato delle sue cellule, una matrice acellulare. Lo fecero nel 2005 attirando l' attenzione di Macchiarini. La sfida era iniziata. A Bristol invece è toccato il compito di far proliferare le cellule della ricevente: i condrociti (da cui la cartilagine) derivati dalle staminali e le epiteliali del tratto respiratorio (prelevate dal naso della paziente). Il Politecnico di Milano, infine, è la culla del bioreattore che ha «imbibito» di cellule della paziente la matrice porosa, residuo della trachea donata. Obiettivi futuri? Trasferire la tecnica ad altri organi: laringe, colon, vescica, esofago... Mario Pappagallo
(FONTE: CORRIERE DELLA SERA)
News in lingua Inglese:
Progenitor and stem cells for bone and cartilage re generation.
El Tamer MK, Reis RL. J Tissue Eng Regen Med. 2009 May 5
Research in regenerative medicine is developing at a significantly quick pace. Cell-based bone and cartilage replacement is an evolving therapy aiming at the treatment of patients who suffer from limb amputation, damaged tissues and various bone and cartilage-related disorders. Stem cells are undifferentiated cells with the capability to regenerate into one or more committed cell lineages. Stem cells isolated from multiple sources have been finding widespread use to advance the field of tissue repair. The present review gives a comprehensive overview of the developments in stem cells originating from different tissues and suggests future prospects for functional bone and cartilage tissue regeneration. Copyright (c) 2009 John Wiley & Sons, Ltd.
Mesenchymal stem cells for therapeutic purposes.
Sensebé L, Bourin P. Transplantation. 2009 May 15;87(9 Suppl):S49-53.
Mesenchymal stem cells (MSC) are multipotent adult stem cells harboring a wide range of differentiations and non-human leukocyte antigen-restricted immunosuppressive properties that lead to an increasing use of MSC in immunomodulation and in regenerative medicine. To produce MSC, definitive standards are still lacking. Whatever the starting material used (e.g., bone marrow, adipose tissue, or cord blood), numerous parameters including cell plating density, number of passages, and culture medium, play a major role in the culture process and have to be determined. To date, the different production processes have been effective, and based on phenotypic analysis and differentiation potential, a first set of simple controls have been defined. However, controls of the final product should provide precise data on efficacy and safety. The next challenge will be to develop production processes that reach good manufacturing practices goals and to define more accurate control methods of cultivated MSC.
Mesenchymal stem cell therapy for degenerative inflammatory disorders.
Müller I, Lymperi S, Dazzi F. Curr Opin Organ Transplant. 2008 Dec;13(6):639-44.
PURPOSE OF REVIEW: In recent years, the multilineage differentiation potential of mesenchymal stem cells (MSCs) in combination with their highly immunosuppressive properties has been extensively studied and exploited for a number of diseases. Here, we review the recent findings supporting the therapeutic use in the clinic and the mechanisms by which MSCs may deliver such an effect. RECENT FINDINGS: The results of using MSCs for tissue repair have been controversial in both humans and animal models. Despite the successful manipulation in vitro, MSCs fail to consistently differentiate at the site of lesion. However, there is evidence that paracrine mechanisms eventually drive tissue repair. Conversely, MSCs have been used with great success in the clinical treatment of severe graft-versus-host disease, and animal models suggest that they may be equally effective in a variety of autoimmune diseases. The therapeutic efficacy of MSCs depends on a licensing stage provided by the inflammatory microenvironment, which makes MSCs tolerogenic. SUMMARY: Although encouraging, the therapeutic potentials of MSCs warrant further studies. In particular, the optimization of their in-vitro expansion and the characterization of disease-specific environment in which MSCs exert their function will provide crucial information to maximize their beneficial effects.
Embryonic stem (ES) cell-derived cardiomyocytes: a good candidate for cell therapy applications.
Pal R. Cell Biol Int. 2009 Mar;33(3):325-36. Epub 2008 Dec 14
During the last decade, embryonic stem cells (ESC) have unleashed new avenues in the field of developmental biology and emerged as a potential tool to understand the molecular mechanisms taking place during the process of differentiation from the embryonic stage to adult phenotype. Their uniqueness lies in retaining the capacity of unlimited proliferation and to differentiate into all somatic cells. Together with promising results from rodent models, ESC has raised great hope among for human ESC-based cell replacement therapy. ESC could potentially revolutionize medicine by providing a powerful and renewable cell source capable of replacing or repairing tissues that have been damaged in almost all degenerative diseases such as Parkinson's disease, myocardial infarction (MI) and diabetes. Somatic stem cells are an attractive option to explore for transplantation because they are autologous, but their differentiation potential is very limited. Currently, the major sources of somatic cells used for basic research and clinical trials come from bone marrow. But their widespread acceptability has not been gained because many of the results are confusing and inconsistent. The focus here is on human embryonic stem cells (hESCs), using methods to induce their differentiation to cardiomyocytes in vitro. Their properties in relation to primary human cardiomyocytes and their ability to integrate into host myocardium have been investigated into how they can enhance cardiac function. However, important aspects of stem cell biology and the transplantation process remain unresolved. In summary, this review updates the recent progress of ES cell research in cell therapy, discusses the problems in the practical utility of ESC, and evaluates how far this adjunctive experimental approach can be successful.
Efficient production of mesencephalic dopamine neurons by Lmx1a expression in embryonic stem cells.
Friling S, Andersson E, Thompson LH, Jönsson ME, Hebsgaard JB, Nanou E, Alekseenko Z, Marklund U, Kjellander S, Volakakis N, Hovatta O, El Manira A, Björklund A, Perlmann T, Ericson J. Proc Natl Acad Sci U S A. 2009 May 5;106(18):7613-8. Epub 2009 Apr 21.
Signaling factors involved in CNS development have been used to control the differentiation of embryonic stem cells (ESCs) into mesencephalic dopamine (mesDA) neurons, but tend to generate a limited yield of desired cell type. Here we show that forced expression of Lmx1a, a transcription factor functioning as a determinant of mesDA neurons during embryogenesis, effectively can promote the generation of mesDA neurons from mouse and human ESCs. Under permissive culture conditions, 75%-95% of mouse ESC-derived neurons express molecular and physiological properties characteristic of bona fide mesDA neurons. Similar to primary mesDA neurons, these cells integrate and innervate the striatum of 6-hydroxy dopamine lesioned neonatal rats. Thus, the enriched generation of functional mesDA neurons by forced expression of Lmx1a may be of future importance in cell replacement therapy of Parkinson
Allogeneic cord blood transplantation in children with hematological malignancies: a long-term follow-up single-center study.
Diaz MA, Gonzalez-Vicent M, Ramirez M, Sevilla J, Lassaletta A, Perez A, Madero L. Pediatr Hematol Oncol. 2009 Jun;26(4):165-74.
Forty-two consecutive pediatric patients with high-risk leukemia who received cord blood (CB) transplantation at the authors' institution from January 1996 and December 2007 were included in this study. Age ranged from 6 months to 18 years and body weight from 7 to 73 kg. Twenty-nine patients had ALL and 13 AML. Twenty-seven out of 42 patients were transplanted in advanced phase of disease (beyond 2nd CR). For 13 patients the CB transplantation was their second transplant. The median follow-up for survivors was 60 months (range, 6-120 months). The probability of myeloid engraftment was 95 +/- 5% and the median time to neutrophil >500/microL was 20 days (range, 12-54). The median time to platelet engraftment was 60 days (range, 37-200). The probability of relapse was 33 +/- 9%. The nonrelapse mortality at day +100 after transplantation was 30 +/- 7%. The probability of disease-free survival was 34 +/- 7%. The CD34(+) cell dose had a significant impact on DFS (HR, 3.28; 95% CI: 1.49-7.23; p = .003). The results from a long-term follow-up study suggest that cord blood transplantation should be performed in the early phase of disease whenever possible. The cord blood unit for transplantation in pediatric patients with hematological malignancies should be chosen based on cell dose, especially a CD34(+) cell dose.
Evaluation of ex vivo expansion and engraftment in NOD-SCID mice of umbilical cord blood CD34+ cells using the DIDECO 'Pluricell System'
G Astori, V Adami, G Mambrini, L Bigi, M Cilli, A Facchini, E Falasca, W Malangone, I Panzani and A Degrassi. Bone Marrow Transplantation (2005) 35, 1101–1106. doi:10.1038/sj.bmt.1704964 Published online 11 April 2005
The Dideco 'Pluricell System' is a commercially available closed device composed of an expansion chamber and a kit of certified reagents that allow haematopoietic stem cell expansion. We have expanded seven umbilical cord blood (UCB) samples following the manufacturer's instructions; two groups of irradiated NOD-SCID mice have been transplanted with expanded and nonexpanded cells from the same UCB, and bone marrow was analysed for the presence of human cells. Average UCB volume was 61.68.8 ml; mean nucleated cell content was 1090.5189.9 106. Percentage and number of CD34+ cells were 0.370.13% and 3.91.2 106. After separation, CD34+ cell purity was 8211%. Mean number of inoculated cells was 760 000; mean NC and CD34+ fold expansion at 12 days was 230.491.5 and 21.011.9. Both groups of mice showed successful engraftment: the percentage of human cells was higher in the group receiving expanded cells (3.42.01%) compared to the group receiving nonexpanded cells (1.50.66%) (P<0.00018, Mann–Whitney test). The cell population obtained after 12 days expansion consisted mainly of myeloid and megakaryocytic progenitors. The CD34+ antigen reached the maximum expression level at day 12 (7.52.0%). Analysis of lineage-markers for human myelomonocytic, megakaryocytic, B, T, CD34 and erythroid cells, gave evidence that all the lineages were represented in the marrow of transplanted mice.

